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Cosa sono gli RCS e a cosa servono

Per molti sono gli SMS 2.0. Per Google, invece, potrebbero rappresentare l'occasione giusta per spodestare dal loro trono app come WhatsApp e iMessage

RCS

Dopo tante parole, ma pochi fatti, forse è arrivata l'ora degli RCS. Cioè i Rich Communication Services, un nuovo protocollo di telefonia mobile che nasce per sostituire gli ormai storici SMS. Per anni gli unici attori a credere veramente negli RCS sono stati Samsung e Google, mentre gli operatori telefonici hanno sempre snobbato questa tecnologia e altri big di Internet, Apple e Facebook in primis, hanno sviluppato le proprie soluzioni alternative per fare a meno sia degli SMS che degli RCS. Cioè, rispettivamente, iMessage e WhatsApp.

Adesso, però, qualcosa si muove: negli Stati Uniti i quattro big della telefonia mobile AT&T, Sprint, T-Mobile e Verizon (che sono tutti operatori telefonici), hanno annunciato la "Cross-Carrier Messaging Initiative" (CCMI). Si tratta di una sorta di joint venture, finalizzata a creare uno standard commerciale unico per tutti per gli RCS, da utilizzare sia in USA che nel resto del mondo. Questa mossa è una risposta all'accelerazione impressa a giugno 2019 da Google, che ha deciso di iniziare a offrire da solo gli RCS in Francia e nel Regno Unito tramite un aggiornamento dell'app Messaggi.

Messaggiare

Google anche ha tentato di standardizzare gli RCS, creando lo standard UPRCS (Universal Profile for RCS) insieme a GSMA, l'associazione di aziende che raccoglie oltre 800 operatori telefonici in tutto il mondo. Ad oggi sono oltre 50 gli operatori che supportano l'Universal Profile, 11 i produttori di smartphone e due, Microsoft e Google, che producono sistemi operativi in grado di gestirlo.

Cosa sono gli RCS e cosa possono fare

Secondo la CCMI gli RCS "renderanno possibili ai clienti nuovi e innovativi modi interagire tra di loro e con il loro brand favoriti". Nella pratica di tutti i giorni, gli RCS portano agli utenti alcune delle funzionalità alle quali già sono abituati sulle normali app di messaggistica: è possibile inviare messaggi sia tramite Wi-Fi che connessione mobile, creare conversazioni di gruppo, vedere se qualcuno sta digitando un messaggio, attivare la famosa "doppia spunta" per segnalare che il messaggio è stato ricevuto e letto, condividere la propria posizione e contenuti multimediali.

Ma non solo: nelle implementazioni più avanzate, attualmente in fase di test, gli RCS possono essere gestiti dalle aziende tramite bot e contenere pulsanti di scelta che possono servire anche all'acquisto di prodotti. Non è un caso se, a inizio novembre, WhatsApp Business ha introdotto la funzione "Catalog" che permette alle aziende di mostrare, nello stream della chat, i propri prodotti.

RCS

Con gli RCS, però, si potrà fare anche di più: scegliere i prodotti, riempire il carrello e persino pagare. Tutto senza uscire dall'app di gestione dei Rich Communication Services.

RCS: un mercato da 10 miliardi di dollari

Secondo una recentissima indagine della società di analisi dei mercati Markets and Markets gli RCS potrebbero creare opportunità di business per 10,6 miliardi di dollari nel 2024, con una crescita annua media del 18,9%. E il motivo è semplice: una volta fatto lo standard, usare gli RCS per le aziende sarà molto semplice ed efficace e permetterà loro di offrire informazioni, anche commerciali, agli utenti e di creare un nuovo canale di vendita estremamente immediato ed intuitivo.

RCS: chi vince e chi perde

Se gli RCS realmente arriveranno sul mercato di massa allora saranno Apple e Facebook, per una volta, a dover rincorrere Google. Big G, infatti, mira a sottrarre utenti ai competitor e a portarli sulla propria piattaforma di messaggistica, dove ha accesso a tutti i dati degli utenti e nella quale, tra l'altro, potrà integrare Google Pay per i pagamenti. Ma non sono solo Facebook e Apple a dover studiare bene uno scenario in cui gli RCS sono la normalità.

Google Messaggi

Viste le potenzialità del sistema, infatti, sarebbe possibile usarli per mille altri scopi. Ad esempio per prenotare un taxi senza usare alcuna app: il cliente invia un RCS al numero dell'azienda o cooperativa dei Taxi, che risponde chiedendo la posizione. Poi l'utente invia la posizione e il taxi arriva. A fine corsa viene inviato il conto, sempre tramite RCS, e il cliente paga ancora dall'app degli RCS. Qualunque cooperativa di taxi, con un sistema del genere già fatto e pronto, può mettersi a fare concorrenza a Uber da un giorno all'altro. Ora, fatevi una domanda: se fosse facile trovare il numero per gli RCS di una azienda direttamente dalla sua scheda Google My Business, come cambierebbe il vostro modo di comprare prodotti e servizi online?

 

3 dicembre 2019

A cura di Cultur-e
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